In molti si chiedono quanto dura e quando scade l’aceto balsamico, trattandosi di un prodotto molto pregiato che viene solitamente utilizzato con parsimonia e in un periodo di tempo molto lungo.

Ricordiamo, intanto, che l’aceto è anche un ottimo conservante. Già in passato, infatti, veniva utilizzato per conservare altri alimenti. Questa sua proprietà gli viene conferita dall’acido acetico in esso contenuto, che contribuisce ad abbassare naturalmente il pH degli alimenti, ostacolando così la crescita di microrganismi. Anche per questo motivo, l’aceto balsamico ha una durata che può essere molto lunga o, addirittura, illimitata.

L’aceto balsamico resta sempre commestibile ma va conservato bene

L’aceto balsamico resta commestibile pressoché per sempre.

Per questo motivo, quando si parla di durata dell’aceto balsamico, non si fa riferimento alla sicurezza alimentare del prodotto, già garantita dal metodo di produzione applicato, ma all’integrità delle sue caratteristiche organolettiche, ovvero il profumo, il sapore, l’aroma e la consistenza. Queste caratteristiche, infatti, si preservano solo rispettando alcuni accorgimenti come, ad esempio, chiudere accuratamente la sua bottiglietta dopo l’utilizzo.

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Diversamente, se viene lasciato a contatto con l’aria per troppo tempo, l’aceto balsamico resta comunque commestibile ma, molto probabilmente, perderà l’intensità dei tratti sensoriali che lo caratterizzano.

Dura di più l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena o l’Aceto Balsamico di Modena?

Parlando di durata dell’aceto balsamico, bisogna fare una piccola distinzione tra Aceto Balsamico Tradizionale di Modena (quello a Denominazione di Origine Protetta) e Aceto Balsamico di Modena (a Identificazione Geografica Protetta).

L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, che in base al disciplinare di produzione viene invecchiato almeno 12 anni, rientra nella categoria alimentare dei “condimenti”. Per legge, i condimenti devono avere una precisa data di scadenza e quella dell’aceto balsamico tradizionale viene calcolata a 10 anni dall’imbottigliamento e indicata sulla tipica bottiglia di Giugiaro da 100 ml.

L’Aceto Balsamico di Modena IGP, invece, non è soggetto per legge all’indicazione della scadenza e, infatti, sulle confezioni del prodotto IGP molto spesso questa non compare. È a discrezione del produttore valutare se indicarla, ma in ogni caso si fa riferimento ad una data di consumazione preferibile e non ad una scadenza tassativa, considerando che la durata di questo prodotto è pressoché illimitata.

Lo stesso vale anche per l’Aceto Balsamico di Modena IGP Biologico, così chiamato perché viene realizzato con materie prime provenienti da agricoltura biologica, dove non vengono quindi utilizzati pesticidi, erbicidi, fertilizzanti chimici né OGM, a ulteriore garanzia della qualità e della salubrità del prodotto finale. L’aceto balsamico biologico mantiene quindi le medesime illimitate caratteristiche di durata rispetto al balsamico non biologico.

Come usare un aceto balsamico mal conservato?

Nel caso in cui l’aceto balsamico mal conservato abbia subito alcune leggere alterazioni organolettiche (sapore dolciastro, consistenza troppo densa, odore pungente) e non risulti quindi più così gradevole per un consumo in purezza, può essere comunque riutilizzato per altri scopi, sempre alimentari come, ad esempio:

  • la conservazione di alimenti (come i sottaceti con Aceto Balsamico di Modena IGP);
  • l’abbassamento del pH di alcuni cibi (ad esempio le cipolle) ai quali viene aggiunto in cottura per renderli più facilmente digeribili.

Seppur di rado, una scorretta conservazione dell’aceto balsamico, prolungata per un lungo periodo di tempo, potrebbe rovinarlo completamente dando origine a un odore sgradevole, a una eccessiva durezza o alla comparsa di muffe che ne ricoprono la superficie. Se ciò dovesse accadere, si sconsiglia di tentare di utilizzare l’aceto balsamico in un altro modo e di smaltirlo come si farebbe con qualsiasi altro alimento scaduto. Una volta separato dal suo recipiente originale, infatti, l’aceto balsamico può essere trattato come rifiuto organico, previo conferimento in appositi contenitori in conformità con le disposizioni comunali in materia di smaltimento.